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*Dal politeismo al monoteismo** *
di *Mario Alighiero Manacorda*
1
Ogni volta che salgo qui in Campidoglio, mi piace dare uno sguardo, oltre
che a Marco Aurelio, l�imperatore filosofo, ritratto a cavallo come
guerriero ma col braccio levato in un ampio gesto di pace, anche ai musei
capitolini, che ospitano il monumento sepolcrale di due tra gli ultimi
rappresentanti del paganesimo, il console Pretestato e la moglie Paolina,
morti nel 384 e 385 dell�era volgare.
* 2 *Nel monumento sepolcrale i due coniugi si rivolgono a vicenda alcuni
versi scolpiti nel marmo, in cui lui esalta lei, �dedita ai templi e amica
dei Numi, pudica, fedele, pura nella mente e nel corpo, benigna a tutti,
utile ai Penati�; e lei esalta lui, che nei dodici d�i del culto romano
vedeva il *numen multiplex* del dio unico, il Sole.
3 Era lo stesso dio unico che anche
Giuliano l�Apostata (la famiglia con lui imparentata dei Ciconii faceva
anche essa parte del circolo dei Saturnalia) aveva venerato come immagine di
quel Dio padre, *Zeus pater*, a cui chiedeva di mostrargli *la via che porta
su,verso di te*
4 Nella loro casa Macrobio immagina sia nei *Saturnalia* che in *liberalia
colloquia*, alternando, come nel *Simposio* di Platone, *seriae
disputationes* e qualche *sermo iucundior*, si rivisitasse la tradizione
culturale �pagana�.
Tali erano questi ultimi �pagani�.
5
Parler� del loro secolo, ma intendendo fare un discorso attuale, perch� in
quello si svolse e si risolse il conflitto tra �paganesimo� (una parola per
me positiva, che user� da ora in poi senza virgolette) e cristianesimo.
Nasce infatti allora, grazie al connubio col potere imperiale nella sua
fase pi� autocratica, ereditandone la sede e in parte il potere, la forma
del cristianesimo come religione rivelata, dogmatica e intollerante, che fa
capo al papato romano; nasce allora l�antagonismo dei due poteri, ignoto al
mondo classico, che, attraversando tutto il Medioevo e l�et� moderna, �
ancora oggi presente come rapporto conflittuale tra Stato e Chiesa.
6
*Il breve secolo IV *
Mi sia consentito rievocare brevemente i dati minimi della storia di questo
secolo breve, entro il quale inquadrare gli elementi della grande battaglia
ideale.
7
Il secolo si apre con la vittoria di Costantino contro Massenzio a Ponte
Milvio, nel 312, quando il cristianesimo, religione di pace, innalz�
contro il labaro imperiale di Ercole la croce di Cristo come vessillo di
guerra:
*In hoc signo vinces!*
8
Possiamo forse ignorare che l�esercito vincitore non era certo cristiano,
dato che fino al giorno prima non sapeva nulla della visione cristiana del
suo comandante? E che ambedue gli eserciti eran composti di mercenari?
Al momento del congedo i veterani acclameranno Costantino* *col grido
rituale:* �Dei te nobis servent*�, al plurale: e solo due
secoli dopo il *Codice* di Giustiniano lo corregger� al singolare. Come �
noto, subito dopo la vittoria, nel 313, Costantino promulg� il suo famoso
editto: non cristiano, si badi, ma pagano, almeno nella forma, e perci�
politeistico, �di tolleranza�; ma presto il suo esito pratico sar�
l�intolleranza, una religione imposta a forza, grazie all�alleanza tra
potere imperiale ed ecclesiastico.
9
Poi, nel 330, trasferiva la capitale dell�impero a Costantinopoli, lasciando
quella Roma che era la roccaforte dell�aristocrazia senatoria pagana, e dove
si affacciava nel papato un potere alleato ma rivale.* *Intanto, non a caso
solo ora, sotto l�egida del potere imperiale, nei primi concilii ecumenici
di Nicea nel 325 e di Costantinopoli nel 381, il cristianesimo definiva la
sua teologia e la sua struttura autocratica.
10 A questo consolidarsi del cristianesimo come potere si oppose, tra il
361 e il 364 il breve tentativo di Giuliano �l�Apostata�, cui dopo la nuova
repressione cristiana segu�, qui in Roma ma anche in Atene e Alessandria,
una breve rinascita pagana, che ebbe nel circolo romano dei Saturnalia una
sua alta espressione.
11
Ma nel 396, mentre la repressione imperiale si esprimeva in una serie di
duri editti, nella battaglia sul fiume Frigido, ai confini nord-orientali
d�Italia, il �pacifico� cristianesimo con Teodosio vinceva ancora una volta
in guerra; e nel 409, il sacco di Roma a opera dei visigoti cristiani di
Alarico metteva l�ultimo sigillo.
* *
* *
* *
*12*
*[I Visigoti ed Alarico erano stati alleati di Teodosio, imperatore
d�Oriente,( anche alla battaglia del fiume Frigido, contro i pagani ed i
cristiani moderati di Eugenio), ma si ribellarono ed invasero di nuovo
l�Italia (questa volta in proprio), alla ricerca di bottino, naturalmente,
ma, essendo ariani eretici, anche per odio giustificato, ricercando la
vendettacontro la Chiesa e Roma a causa delle durissime persecuzioni degli
eretici ariani pretese dai papi. Roma fu saccheggiata e cadde in
una Guerra di religion nel 410 dell�era volgare*
* - Nota di Marcus Prometheus]*
13
Questi gli eventi essenziali di quel secolo, decisivo anche per noi: e con
millenni di storiografia, archeologia, antropologia culturale, sociologia
eccetera, ancora non sappiamo spiegarci compiutamente perch� il
cristianesimo abbia vinto, e perch� in guerra. Scartando, ovviamente,
la vacua ipotesi dell�intervento divino con le sue miracolose visioni e i
massacri in guerra, dobbiamo domandarci: quali furono queste cagioni?
Forse,
entro le complesse questioni socio-economiche della crisi generale
dell�impero, la forza di attrazione della iniziale connotazione
rivoluzionaria del cristianesimo?
14 O, di l� dalla casualit� delle guerre, la sempre pi� profonda
divisione tra intellettuali e popolo, che lasciava gli intellettuali pagani
in una solitaria difesa della tradizione, dall�apparenza conservatrice? O
una superiorit� culturale e morale del monoteismo cristiano sul politeismo
pagano?
15
*Dal mito al dogma *
Cerchiamo di capire come si svolse la battaglia delle idee in quel decisivo
quarto secolo.
Una vulgata storiografica, che ancora rispecchia le idee dei vincitori
cristiani, continua a tramandarci un�immagine dominante: da una parte
politeismo, dall�altra monoteismo: romani politeisti e intolleranti,
cristiani monoteisti e tolleranti; romani persecutori e cristiani
perseguitati; romani dediti ai circensi e cristiani dediti alle chiese, gli
uni feroci e gli altri miti, e cos� via. Che gratificante immaginazione
storica! Ma � credibile?
16 In realt� questa vulgata � da rovesciare: ma per farlo dobbiamo
cominciare dal chiarirci le idee su politeismo e monoteismo.
Riprendendo
la paradossale definizione delle idee platoniche che Croce riferiva di aver
ascoltato da un vecchio filosofo napoletano, potremmo suggerire una cautela
preliminare: non fare di politeismo e monoteismo dei �caci cavalli appisi�,
cio� non elevare questi nomi o astrazioni a enti, dando loro la consistenza
materiale di cose reali, appese sopra le nostre teste. Questi nomi o
etichette altro non sono che allusioni, di cui ci serviamo in ogni campo
della ricerca culturale, presup ponendo un comune loro significato nelle
menti dei nostri interlocutori.
17 Ma
guai a dimenticare che sotto di essi vivono, in determinate condizioni
sociali e culturali, persone vive, diverse tra loro, e in s�
contraddittorie; e guai ad attribuire loro una connotazione positiva o
negativa. Tuttavia continueremo a usarli, magari tra virgolette ideali,
purch� con questa consapevolezza. Si pu� dire in sintesi che il
politeismo rappresenta una concezione analitica, il monoteismo una
concezione sintetica dell�universa natura, anche se n� l�uno n� l�altro si
esauriscono in queste forme.
18 Il politeismo, infatti, si presenta a sua volta in un duplice
aspetto: da una parte come culto di una molteplicit� di presenze o forze
naturali, cielo e corpi celesti, terra e mari, monti, laghi, fiumi,
sorgenti, boschi, e le manifestazioni atmosferiche e cos� via, premesse
della nostra vita, concepite come manifestazioni divine; dall�altra, come
molteplicit� diffusa di culti etnici monoteistici, in cui ogni popolo venera
i propri progenitori o fondatori o eroi eponimi, in perenne confronto,
competitivo o meno, tra loro.
19 E anche il monoteismo presenta una sua duplice natura,da una
partecome rinvio, di l� dalla moltitudine delle manifestazioni naturali, a
un loro principio unico; dall�altra, come una forma intollerante del
politeismo dif fuso, ma �geloso� (la definizione � di Mos�), per cui il
proprio dio appare a ciascuno superiore agli altri, quindi l�unico vero.
20 In questo caso, la superiorit� intellettuale e morale, nelle menti
degli uomini reali, dell�una o dell�altra versione della religione, quella
politeistica o quella monoteistica, sarebbe tutta da dimostrare: n�,
d�altronde, si scriverebbe cos� la storia della filosofia.
21 Tipico, in concreto, l�esempio dell�incerto procedere degli ebrei
tra politeismo e monoteismo.
S�, c�� nella *Genesi* la presenza di un dio unico, ma talmente confusa
che in realt� si vedono due d�i diversissimi, l�uno creatore per la forza
della parola, l�altro un signore di terre aride, che attende chi gliele
irrighi e coltivi.
Ma � poi politeista il patriarca Abramo che si confronta con gli d�i di
altri re, ricevendone la benedizione e pagando loro le decime.
22
E tra gli ebrei compaiono perfino piccoli d�i etnici, lari o penati, come
tra Labano e Giacobbe, zio e nipote, che dichiarano: �Il dio di Abramo e il
dio di Nacor siano giudici tra noi�.
E Mos�, dovendo dare alla �masnada promiscua e raccogliticcia�, fuggita con
lui dall�Egitto, un dio etnico e �geloso� che ne facesse un popolo, impone,
con una guerra civile, il precetto
�Non avrai altro dio fuori che me�, che � tutto meno che monoteistico.
23
E durante la monarchia il culto del dio unico � evidente proiezione in
cielo del monarca terreno � si affermer� con le armi nella lotta contro i
culti delle alture, dove si veneravano gli dei etnici dei clan. E
l�ambiguo processo dal politeismo al monoteismo si compir� al ritorno dalla
cattivit� babilonese, quando, con Esdra e Neemia, sotto l�influsso del dio
unico dei persiani di Ciro, Jahv� sar� insieme il dio unico del cielo e
della terra e il dio geloso del popolo ebreo: e, purtroppo, sar� anche
l�emblema di un razzismo teologico che spinger� a ripudiare mogli e figli
dei connubi babilonesi.
24 Come per gli ebrei, politeismo e monoteismo appaiono sempre
variamente intrecciati, e possono mostrarsi ora tolleranti ora
intolleranti.
Resta comunque che, in generale e fuori dai momenti conflittuali, il
politeismo � convivenza di pi� d�i, e perci� tendenzialmente tolleranza
religiosa e accoglienza di culti altrui; il monoteismo � troppo spesso un
culto geloso e magari aggressivo (o missionario). In che modo, allora, una
societ� politeistica come quella romana, abituata ad accogliere nel proprio
Pantheon tutti gli d�i, sarebbe stata intollerante? E in che modo, invece,
un culto monoteistico avrebbe rappresentato una nuova e pi� profonda
libert�?
25 Venendo a Roma, la sua storia mostra un ininterrotto susseguirsi di
quelle che Cicerone chiamava �*insitivae doctrinae*�, cio� culture o
religioni trapiantate o importate, a cominciare dalla etrusca e dalla
greca: *insitiva *la* doctrina*,* romani *i* mores*, diceva.
Anche il cristianesimo era una *insitiva doctrina*, un mito straniero, *
peregrinus*: che per� fu respinto. Perch� diverso dagli altri? E in che
cosa? Per il suo monoteismo, per i costumi, o per che altro?
26 Il paganesimo ellenistico-romano, almeno al livello colto degli
intellettuali, tende sempre pi�, magari anche sotto la spinta cristiana, ad
essere altrettanto monoteistico; mentre a livello popolare, e non solo, il
cristianesimo appare fin troppo politeistico. Pagani e cristiani non si
differenziavano molto, anche perch� non c�era, se non nell�oleografia, un
tipo unico dell�uno e dell�altro, e molti esitavano nel decidere quale nome
o etichetta darsi, e magari si ricredevano.
27 E gli stessi cristiani si dividevano in s�tte, definite a vicenda
eretiche, che si combattevano con ferocia pari a quella usata contro i
pagani. E credevano anche loro nella reale
esistenza degli d�� pagani, sia pure come idoli o demoni: Tertulliano
definiva il circo tempio di tutti i demoni, e di fronte a questa mentalit�
il pi� riflessivo Cipriano dov� scrivere un libro per spiegare che gli idoli
non esistono, *Quod idola non sint*.
28 E allora, dov�era la diversit�? Sembra a me che la diversit� tra
pagani e cristiani stia non tanto nell�opposizione tra i due �caci cavalli
appisi� del politeismo e del monoteismo, quanto in un diverso atteggiamento
mentale nei riguardi della religione, dell�uno o dell�altro tipo.
*Ci� che per i pagani � mito, per i cristiani � dogma*:
e qui � il discrimine tra tolleranza e intolleranza.
Per dirla con Platone, il mito, cui si ricorre quando la ragione non basti a
spiegare le cose, � una immaginazione plausibile, che comunque lascia aperta
la ricerca, anche se poi �solo Dio sa se questa immaginazione risponda a
verit��.
29 Questo gli intellettuali pagani lo sanno bene: Giuliano l�Apostata,
discutendo con Eraclio, spiega che i miti �vanno intesi in misura pi� che
umana, non credendo semplicemente ma indagandone il significato riposto�;
e del suo stesso discorso lascia incerto se �sia mito o discorso vero�; e si
mostra addirittura insofferente di dover ricorrere al mito:
�Costringi anche me a farmi inventore di miti�. Il
mito � fantasia e ricerca, e perci� tolleranza; il dogma, ignoto alla
tradizione classica, � immaginazione cristallizzata in verit� assoluta, �
preclusione di ogni fantasia, e perci� intolleranza.
30 Ma i cristiani trasformano il mito in verit�, la verit� in dogma,
e il dogma in imposizione a tutti con la forza del potere. � questa,
storicamente, la differenza essenziale tra paganesimo e cristianesimo.
31
*La tolleranza politeistica dei pagani.*
Tollerante era la religiosit� romana: e lo mostrer� con le parole dei suoi
protagonisti. Comincer� anzi da tre testimonianze risalenti al III e al II
secolo a.C., provenienti dagli stessi romani, dai greci, e dagli ebrei.
Se � vero che in Roma, come presso tutti i popoli, non mancarono sacrifici
umani in nome della religione, come quelli delle vestali sacrificate per le
loro inadempienze rispetto al rito, � pur vero quanto ci narra Plinio il
vecchio, che nel 287 a.C. i romani, primi tra tutti i popoli, nell�emendare
l�antica legge delle XII Tavole, abolirono �quei sacrifici mostruosi nei
quali era considerato cosa religiosissima uccidere un uomo�, sancendo �che
nessuno fosse immolato� (*ne homo immolaretur*), cio� condannato a morte per
motivi di religione. Un grande principio, mai rispettato dal cristianesimo
dalla sua ascesa al potere in questo IV secolo fino a ieri, quando il potere
statale gli � stato finalmente tolto. E anche pi� chiare sullo spirito di
tolleranza dei romani le testimonianze greche ed ebraiche.
32
Gli ambasciatori della Locride, teste Livio, li onorarono perch� �non solo
veneravano i loro d�i, ma accoglievano e veneravano con anche maggiori onori
gli d�i degli altri�. E gli ebrei, nei due libri dei Maccabei,
deuterocanonici ma storiograficamente di grande interesse, li ammiravano non
solo per la loro potenza, ma anche �perch� accordano amicizia ai popoli, e
non c�� in loro n� invidia n� gelosia�: cosa che, detta da cultori di un
dio �geloso�, si riferisce chiaramente alla religione. Ma � da dire che,
in una citt� che Livio definiva �religiosissima� soprattutto nei momenti
duri delle guerre, in generale gli intellettuali romani furono, semmai,
piuttosto scettici o indifferenti: consideravano la religione un insieme di
miti tradizionali da rispettare come la propria irrinunciabile eredit�
culturale, ma da ripensare in privato liberamente.
33 Si pensi, come esempi del loro atteggiamento, all�epicureo Lucrezio,
il quale cominciava il suo poema con la stupenda invocazione a Venere,
insieme �genitrice degli Eneadi� e immagine della rigogliosa natura, ma
denunciava poi ogni mentalit� religiosa, al punto di esclamare: �Quanti mali
la religione pot� persuadere!�; e laicamente pensava: �Dio � che il
mortale aiuti il mortale, e questa � la via verso l�eterna gloria�.
34 Si pensi al sentire panteistico di Virgilio, col suo evocare lo *
Spiritus* vivificante e la* mens *che* �*diffusa per le membra, agita
l�intera mole e si confonde con gran corpo�.
O a Ovidio, che all�inizio del gran poema sulle *Metamorfosi*, capolavoro
del politeismo come fantasiosa lettura analitica della natura, ripercorre i
due miti orientali delle origini con formulazioni identiche a quelle della *
Genesi* biblica, ma segnandone apertamente la diversit�: *�Sia
vero questo racconto o l�altro�*.
35 E qui c�� da domandarsi: ma perch� ci siamo dimenticati di
Ovidio e abbiamo voluto ricordare soltanto quel grandioso ma stupido mito
della Genesi, e farne un dogma? E si pensi poi a Seneca e alla sua
riflessione morale, alta indagine interiore della coscienza, che gli stessi
cristiani vollero accaparrarsi. Semmai, il limite di questi atteggiamenti �
che segnalano una divisione tra intellettuali e popolo, che sar� non ultima
cagione della sconfitta del paganesimo. Ma, per venire ad aspetti
pi� concreti sulla diversit� tra pagani e cristiani, ecco Cicerone disposto
a credere negli d�i e in un cielo per le anime grandi (*si quis piorum
manibus locus...*), che non credeva per� negli aruspici.
36 E *Livio*, un grande conservatore, che nella sua storia registrava
attentamente le manifestazioni religiose in occasione di guerre e di ludi, e
di fronte all�indifferentismo dei suoi tempi dichiarava: �A
me, mentre scrivo di queste cose vetuste, non so come, l�animo mi si fa
antico, e mi forza a ritenere degne di esser riferite nei miei annali le
cose che uomini saggissimi intesero venerare pubblicamente�. Religiosit�,
dunque, solo in quanto rispetto per la tradizione. Perci� era loro
incomprensibile il settarismo (oggi diremmo fondamentalismo) giudaico e
cristiano, una *superstitio*.
*37 Plinio il vecchio*, accomunando la religione di Mos� alle �s�tte
magiche�, parlava degli ebrei come di �un popolo insigne per il suo
disprezzo verso gli d�i�;* **Svetonio* di �una razza di gente di una nuova e
malefica superstizione�; *Tacito* di �un popolo incline alla superstizione e
contrario alle religioni�, che �nella sua ostinazione religiosa e nel suo
odio accanito verso tutti... considera empio tutto ci� che da noi � sacro...
disprezza gli d�i e ha a vile la patria�. Dove patria significa ormai
quell�impero che, ai tempi di Pretestato, *Rutilio Namaziano* esalter�
dicendo, rivolto a Roma: *�Hai dato
a genti diverse*
*una patria comune� *
* ( Fecisti patriam diversis *
* gentibus unam **)*
38
Ci� che appare intollerabile ai pagani � l�intolleranza degli ebrei e dei
cristiani. E questi loro giudizi ci saranno ampiamente confermati dagli
stessi cristiani, che se ne faranno anzi un vanto.
Pi� tardi, la battaglia delle idee tra pagani e cristiani ci � testimoniata
egualmente dagli uni e dagli altri: sia dai neoplatonici come Plotino
e Porfirio, che dai cristiani Tertulliano e poi Lattanzio e Arnobio, i quali
riferiscono l�accusa rivolta dai pagani ai cristiani, di �venerare un uomo,
per di pi� torturato e crocifisso da uomini�, di �sostenere che un essere
nato uomo e morto in croce era un dio�, di praticare nell�eucarestia, in cui
il corpo mangiato preserverebbe l�anima nella vita eterna, un rito
cannibalico, non giustificato nemmeno dalla sua intenzione mitologica o
allegorica.
E dai pagani, come ricorda Arnobio, veniva la domanda: �Se vi
sta a cuore il culto divino, perch� non venerate con noi gli altri d�i e non
praticate in comune i riti religiosi?�
39 E il pagano *Simmaco*, amico di Pretestato nel circolo
romano dei Saturnalia, nel chiedere la restituzione in senato dell�altare
della Vittoria che l�imperatore Costanzo II aveva rimosso nel 357, chiariva
il senso della religiosit� pagana di fronte a quella cristiana riconoscendo
che �ognuno ha i suoi costumi, la sua religione�, spiegando che �quasi tutti
gli d�i, greci e romani e dei culti orientali, altro non sono che
rappresentazioni del Sole�, e ammonendo che a comprendere �un segreto cos�
grande non si pu� giungere per una sola via�: e infine, altro non chiedeva
se non di �ripristinare quella condizione della religione che ha giovato a
lungo allo Stato�.
Tale era il modo di vedere dei pagani, che proprio non capivano perch� si
volesse cancellare l�antica religione e imporne d�autorit� un�altra.
40
*La tolleranza religiosa*
*nella Roma imperiale *
Mi si dir�: d�accordo per gli intellettuali, ma il potere imperiale? Ebbene,
anche il potere romano era rispettoso, anzi curioso delle religioni altrui:
del resto, ci� faceva parte non solo del costume, ma anche di un progetto
politico generale, di accaparramento del favore possibile di tutte le
divinit�, come avevano ben visto gli ambasciatori della Locride. E anche qui
possiamo citarne alcune testimonianze.
41 Secondo il racconto di *Flavio Giuseppe,* storico ebreo, gi� nel 64
a.C., Pompeo, espugnata Gerusalemme ed entrato nel tempio di Jahv�, non solo
si astenne dal toccarne i tesori, ma reintegr� i sacerdoti e ordin� riti
espiatori per la violazione compiuta. Cesare rinnov� l�antica amicizia del
tempo dei Maccabei, e Augusto non solo consent� che gli ebrei �seguissero i
loro costumi rispettando la legge dei loro padri�, ma concesse franchigie
per le rendite del tempio. Adriano medit� di innalzare un tempio a Cristo e
�dispose che in tutte le citt� si facessero templi senza immagini, detti
appunto di Adriano�.
42
E anche Severo Alessandro, che venerava Abramo, Cristo e Orfeo, voleva
innalzare templi senza immagini, ma ne fu dissuaso dai consiglieri che lo
ammonirono che il risultato sarebbe stato che alla fine tutti sarebbero
andati ai templi cristiani. E, ancora, secondo il cristiano
Paolo Orosio, nel 244, a celebrare il primo millennio dalla fondazione di
Roma fu Filippo l�Arabo un imperatore cristiano, che, a quanto pare senza
troppo scandalo, avrebbe perfino trascurato i riti pagani tradizionali.
43 Dunque, anche l�impero era incline a riconoscere libert� religiosa
per tutti. E anche dopo Costantino e i suoi successori, duri persecutori dei
pagani, Giuliano l�Apostata oper� formalmente nel solco della tolleranza
costantiniana, quando riapr� i templi pagani senza perci� chiudere le chiese
cristiane.
Vero � tuttavia che, nel ridar vita alla tradizione classica, egli impose
che nelle universit� �tutti coloro che richiedono di insegnare... abbiano
convinzioni non contrastanti con quelle che professano�: non si pu�, diceva,
commentare poeti che parlano di Giove, e credere in Jahv� o in
Cristo.
44 Chiedeva, insomma, coerenza, lasciando ai professori cristiani la
scelta �di andare nelle chiese dei galilei a esporre Matteo e Luca�.
Moralmente ineccepibile: anche se c�� da temere che proprio questo suo
intervento possa essere servito ai cristiani come un precedente da portare a
conseguenze estreme di intolleranza.
45 Mi si dir� ancora: s�, d�accordo, non solo gli intellettuali romani
saranno stati tolleranti, ma anche alcuni imperatori che possiamo definire
intellettuali saranno stati rispettosi, ma le persecuzioni imperiali ci sono
state, e sadiche, e feroci.
Ahim�, s�: anche se la loro ferocia � parte non di una persecuzione
religiosa, ma di una repressione politica in forme comuni a tutta
l�antichit�.
E sorvolo qui non certo per reticenza: sono cose che sanno tutti a memoria,
dato che, se non altro, fanno parte della vulgata storiografica.
Ma non si possono trascurare
altri aspetti, meno noti e certamente pi� veri.
46 Non si possono chiamare persecuzioni religiose le prime
repressioni occasionali da parte di Tiberio, Claudio e Nerone, rivolte
contro ebrei e cristiani che si azzuffavano continuamente tra di loro (*adsidue
tumultuantes*): del resto, l�impero li conosceva assai poco, confondendo le
due sette, ebraica pura ed ebraico-cristiana.
47 Le persecuzioni ricorrenti verranno in seguito, nel generale
inasprirsi delle tensioni sociali, di fronte alle insurrezioni legate spesso
al nome cristiano, divenute endemiche; e soprattutto di fronte
all�incomprensibile rifiuto cristiano degli d�i degli altri:
un�offesa a tutti gli altri uomini, prima che una ribellione al potere. La
persecuzione imperiale, feroce come tutti i rapporti di pace e di guerra
allora (solo allora?), non � religiosa, ma politica: come quella gi�
avvenuta in piccolo contro i baccanali, proibiti nel 186 a.C. col *Senatus
consultum de bacchanalibus*, rivolto non certo contro Bacco, ma contro una
licenziosit� contraria al *mos maiorum*.
48
*Non si perseguitava la religione, bens� l�intolleranza cristiana verso
tutte le altre religioni, il rifiuto di far parte della patria comune.*
*Erano i cristiani a non volere gli d�i degli altri, non gli altri a non
volere il dio cristiano:*
* e di questa intolleranza, ripeto, i cristiani si vantavano.*
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*49 L�intolleranza monoteistica***
* dei cristiani** *
Cristiani remissivi e pacifici? Un�altra appagante immaginazione storica!
Stavano davvero cos� le cose? Anche qui � necessario correggere la vulgata
cristiana. Di fronte alla durezza delle persecuzioni, la risposta cristiana
fu dura: in quegli anni i cristiani non saranno da meno dei pagani, dapprima
nell�immaginare la vendetta, poi nel praticarla.
50 Ma, anzitutto, che voleva poi dire essere cristiano? In quel secolo
di conflitti si poteva a lungo esitare tra le due visioni della vita. Gli
intellettuali pagani potevano credere in un dio padre, e gli intellettuali
cristiani potevano essere pagani per la loro formazione culturale, se non
anche per i costumi: � nota l�angoscia di san Gerolamo, che avendo
dichiarato in sogno a Dio: �*Christianus sum*�, si sente rispondere*:
*�*Ciceronianus
es, non es christianus*�.
51 La stessa teologia cristiana si viene spesso determinando di fronte
alle accuse dei pagani, come risposta alle quali nascono i dogmi dei
concilii ecumenici di questa et�. Comunque, le etichette n� li distinguono
sicuramente, n� dicono tutto su di loro. Sicch�, per mostrare l�animo dei
cristiani citer�, come ho fatto per i pagani, testi precisi: anch�essi non
marginali, ma una costante del loro atteggiamento.
52
Nel 202, Tertulliano, avendo sperimentato le persecuzioni, sogna
sadicamente, nel libro *De spectaculis*, la punizione dei persecutori nel
finale giudizio di Dio: �Che spettacolo immenso allora! Che cosa
ammirer�? Di che rider�?
Dove godr�, dove esulter� vedendo tanti re, che si celebravano accolti in
cielo, gemere con lo stesso Giove e i suoi testimoni nelle tenebre pi�
profonde? E, come loro, i magistrati che perseguitavano il nome del Signore,
struggersi su fiamme pi� spietate di quelle con cui avevano incrudelito sui
cristiani, insultandoli?�. Ammira, ride, gode, esulta, come nessun
intellettuale pagano si era mai sognato di fare.
53 E, un secolo dopo, Lattanzio, nel 316, gode anche lui, sadicamente
elencando nei loro atroci particolari le *Morti dei persecutori*, tutti
finiti male per l�*Ira di Dio *(sono titoli di suoi libri), e commenta:
�Quelli che avevano insultato Dio giacciono, quelli che avevano abbattuto il
santo tempio caddero con rovina maggiore, e quelli che avevano scarnificato
i giusti, profusero le loro anime malvagie sotto i colpi celesti e i
meritati tormenti�. Gi�, i meritati tormenti: non � dunque l�idea in s�
dei tormenti che disturba i cristiani, ma l�idea che siano applicati a loro
e non agli altri.
54 Ed Eusebio, vescovo di Nicomedia e biografo di Costantino, gode nel
prefigurare la vendetta divina: �Cos� possano perire i nemici di Cristo!�. E
Firmico Materno, nel *De errore profanarum religionum*, cos� esorta gli
imperatori cristiani a perseguitare i pagani: �La legge del sommo Dio esige
che la Vostra severit� perseguiti in ogni maniera il delitto di idolatria�,
e sui modi della persecuzione cita il *Deuteronomio*, che prescrive che se
un fratello o un amico ti spinge all�idolatria, �lo accuserai, e la tua mano
sia la prima a levarsi su di lui per ucciderlo... E anche intere citt�, se
mai sono c�lte in questo peccato, � stabilito che periscano�.
55 E il santo Gerolamo, autore della vulgata del* Nuovo testamento*,
intervenendo nella polemica sul culto delle pietre (le statue degli d�i) da
parte dei pagani, e delle ossa (le reliquie dei martiri) da parte dei
cristiani, usava nelle sue *Lettere* questo affettuoso ed elegante
linguaggio: �Vigilanzio apre di nuovo la sua fetida bocca e butta il suo
schifosissimo fiato contro le reliquie dei santi martiri e contro di noi,
che le conserviamo�; perci� piamente suggeriva che il vescovo �lo consegni
alla morte della carne, affinch� sia salvo lo spirito..., e che i medici
taglino la lingua... a quel mostro..., pazzo furioso�.
56 E Prudenzio, nel suo *Peristephanon*, celebrando i martiri cristiani,
cos� fa parlare la vergine Eulalia durante il processo: �Eccomi, io sono
nemica della vostra religione demoniaca (*daemonicis inimica sacris*), e ne
calpesto gli idoli sotto i miei piedi�; e quando il pretore le chiede non di
rinunciare al suo dio, ma di rispettare gli d�i degli altri, �freme e sputa
negli occhi al tiranno, poi rovescia i simulacri e calpesta col piede il
farro versato nei turiboli�; e poi, torturata, �canta lietamente�, finch� la
sua anima vola visibilmente al cielo in forma di colomba, lasciando tutti
sbigottiti.
La sola certezza in questa leggenda dai toni aspramente sadomasochistici �
il disprezzo cristiano verso le altre religioni: e non risulta comunque che
poi qualche pagano, dichiaratosi nemico del demoniaco culto cristiano, sia
stato piamente perdonato.
57
E a *Simmaco*, che abbiamo sentito dichiarare l�impossibilit� di capire i
grandi misteri della vita per una sola via, un altro santo, *Ambrogio*,
risponde superbamente: �Ci� che voi ignorate, noi lo abbiamo conosciuto
dalla voce di Dio. E ci� che voi cercate con le vostre ipotesi (*suspiciones
*), noi lo abbiamo per certo dalla Sapienza di Dio e dalla Verit��.
�, da parte di chi sente di avere ormai vinto, il rifiuto di ogni dialogo
e l�imposizione del dogma;
58
e la sua conclusione � un secco rifiuto: �Le vostre idee non si accordano
con le nostre�, cui seguir�, a differenza di quanto aveva fatto Giuliano,
la chiusura dei templi e la fine di ogni culto pagano.
La stessa intransigenza troviamo nella rilettura ideale della storia di
Roma, sul merito o il demerito degli d�i pagani nelle sue vicende. Gi� *
Arnobio* citava l�accusa pagana ai cristiani che �da quando al mondo
cominci� a esserci la gente cristiana, l�orbe terrestre era andato in
rovina�; e abbiamo sentito Simmaco invocare rispetto per la religione che
�aveva giovato a lungo allo Stato� (i cristiani rovesceranno questa accusa,
facendone anzi un cavallo di battaglia).
59 Tra l�altro, ci fu allora un rifiorire della storiografia pagana, con
le *Storie di Ammiano Marcellino*, amico di Giuliano, e coi compendi di *
Eutropio* e *Festo* o della *Historia Augusta*, destinati a creare una
coscienza romana nella nuova, ignara, burocrazia bizantina: e vi si
accompagnava un rifiorire della poesia in *Claudiano, Rutilio Namaziano* e
altri, stanca e imitatrice quanto si vuole, ma non priva di una sua dignit�
e di umani affetti. Ebbene, proprio a quelle accuse, a quell�accenno di
Simmaco e a quella storiografia sembra replicare *Agostino*, quando
nella *Citt�
di Dio* addita in tutta la storia di Roma nient�altro che una serie
ininterrotta di disastri dovuti alla impotenza dei suoi falsi d�i.
60 Affermazione, a dir poco, paradossale, dopo il sacco di Roma del
409, a opera dei visigoti cristiani: ma per lui quella era stata una
vittoria sul paganesimo.
Non pago di questo, Agostino volle affidare la riscrittura cristiana di
tutta la storia romana al suo discepolo Paolo Orosio, che premurosamente si
accinse al grave compito: �Ai tuoi comandi ho obbedito, o beatissimo padre,
Agostino. Mi avevi comandato di mostrare quanto negli annali dei secoli
passati avessi potuto trovare di grave per le guerre, di corrotto per le
malattie, di triste per la fame, di terribile per i terremoti, di insolito
per le inondazioni, di tremendo per le eruzioni vulcaniche, di feroce per le
cadute di fulmini e della grandine, di miserabile per i parricidii e le
scellerataggini�.
61 Che sadico inventario dei mali del mondo, per dimostrare che la
trionfante Roma pagana, creatrice del pi� straordinario impero della storia,
aveva sub�to sconfitte peggiori di quelle che il desolato impero cristiano
stava soffrendo nei nuovi, sventuratissimi tempi! Che modo idiota, bisogna
pur dirlo, dato che era tale anche per la cultura di allora, di scrivere la
storia come storia degli orrori! Un modo obnubilato dall�odio
teologico, sconosciuto agli storici pagani e a ogni altra storiografia.
Leggendo questi testi, non sembra davvero che il monoteismo, e tanto meno il
cristianesimo, abbia reso migliori gli uomini
62
*I cristianissimi concilii ecumenici *
Mentre gli intellettuali cristiani manifestavano cos� la dubbia superiorit�
del loro dubbio monoteismo, si veniva consolidando la difficile alleanza tra
potere imperiale e Chiesa cristiana, quale intanto si definiva nei concilii
ecumenici. Non si possono leggere questi concilii come astratta elaborazione
intellettuale, avulsa dalla realt� circostante: questi concilii sono
incomprensibili senza gli evidenti riferimenti al contesto del tempo.
63 I primi concilii ecumenici, cio� di tutta la cristianit� (di Nicea
nel 325 e Costantinopoli nel 381, cui segu� quello di Edessa nel 431), che
tennero dietro a una ventina di concilii locali dei secoli precedenti,
furono pesantemente condizionati dalla supervisione imperiale. Essi
stabilirono anzitutto la dottrina, ma anche, al suo riparo, la posizione
della Chiesa al di sopra dei fedeli e, naturalmente, di tutti.
Ma � soprattutto alla polemica pagana che essi intendono rispondere: facendo
delle accuse un vanto, e trasformandole orgogliosamente in dogmi apertamente
irrazionali.
64
Si sa che non solo i pagani, ma anche molti cristiani, come Ario,
rifiutavano l�assurdit� di un uomo-dio e l�identit� del Figlio col Padre,
necessaria alla fondazione divina della Chiesa.
65 Ecco allora a Nicea un Simbolo o Credo che poneva fine alla disputa
approvando i dogmi sulla Trinit� divina (qualcosa di simile gi� in Plotino),
fatta di un Dio Padre, creatore del cielo e della terra; del Figlio
unigenito, �generato ma non fatto�, il quale, �incarnato di Spirito Santo e
da Maria Vergine, si � fatto uomo�;
e infine dello Spirito Santo, del quale per allora non si disse niente,
sicch� pi� tardi a Costantinopoli si dovette aggiungere che �procede dal
Padre� (senza peraltro definirlo figlio, dato che Cristo � figlio unico), ma
dimenticando di dire che procede anche dal Figlio, s� che si dovr�
provvedervi pi� tardi dicendo �che procede dall�uno e dall�altro� (*procedenti
ab utroque*), dir� san Tommaso nel *Pange lingua*.
66 E l�aggiunta che lo Spirito �parla per bocca della Chiesa� significava
consacrare un potere che, in quanto disceso non da un uomo, ma da un �vero
dio e vero uomo�, � autocratico, anzi teocratico; e significava confermare
la *immunitas* del vescovo di Roma, �sottratta alla possanza dei re, dei
principi, dei popoli interi, conoscendosi, in chi vi siede, rappresentato
Cristo Signor nostro, principe supremo ad ogni foro e ad ogni principato�,
sancita dal concilio di Roma di un anno prima. Era il preludio alla sua
infallibilit�: la Chiesa si poneva cos� al di sopra dei suoi stessi fedeli,
come potere teocratico, al pari di quello dell�Impero.
67
Tutte queste teologiche insensatezze, frutto di compromessi raggiunti
attraverso conflitti sanguinosi, e imposte come dogmi, valsero comunque a
definire quell�ambiguo sistema di convivenza conflittuale di due poteri,
impero e papato, cio� Stato e Chiesa, incerto tra cesaropapismo e teocrazia,
ignoto al mondo antico, e che segn� tutto il Medioevo e pesa ancor oggi
sulla nostra vita politica.
68
*La condanna della gioia di vivere *
Se tali erano la durezza dei grandi intellettuali cristiani e
l�intransigenza dogmatica della Chiesa contro tutta la tradizione pagana,
occorre dire che altrettanto duro fu anche l�orientamento dell�impero ormai
cristianizzatosi. Dalla iniziale tolleranza costantiniana, pur solo
formalmente dichiarata, si pass� presto a una intolleranza peggiore di
quella del potere imperiale pagano.
69 In questo processo c�� un aspetto tanto vistoso quanto di solito
trascurato: che esso si rivolge contro le manifestazioni non solo della vita
culturale ma anche, e forse pi�, della vita ludica, fisica e intellettuale,
cio� circensi e teatri.
70 Pu� sembrare un paradosso, ma la polemica cristiana ha insistito in
forme maniacali contro la vita ludica, dando fra l�altro luogo a un�altra
inaccettabile vulgata storiografica, cio� che i romani altro non facessero
che darsi a teatri e circensi, e che nell�eccesso dei circensi fosse la
principale causa della caduta dell�impero.
71 In realt�, la societ� politeistica pagana aveva mostrato una totale
coerenza tra l�ideologia e il costume di vita: la vita ludica era mimesi
gioiosa della vita impegnata delle armi e della cultura; teatro e circensi,
ludi dell�uno e dell�altro genere (*ludi* *utriusque generis*),
intellettuale e fisico, erano atti religiosi, per il culto degli d�i e il
piacere degli uomini (*cultus deorum et hominum voluptatis causa*).
72 Per questo, cosa lontanissima dalla cultura di oggi, Varrone ne aveva
parlato nelle *Antichit� divine*, e ora Macrobio confermava, tra l�altro,
che �i culti si celebrano quando si fanno ludi in onore degli d�i�. Ebbene,
proprio per questo, non solo gran parte della polemica cristiana si rivolge
contro i ludi, ma anche gli imperatori si accaniscono contro di essi: la
cancellazione dei ludi � una persecuzione religiosa.
73 Gi� alcuni concilii locali avevano fulminato pene gravissime contro
quanti �nei ludi dei circhi, dei teatri e delle arene si scomponessero nel
guidar cocchi e atteggiarsi da buffone�.
A queste condanne della Chiesa si aggiunsero in modo risolutivo, a fine
secolo, quelle dell�impero: gli imperatori* *Valentiniano, Arcadio, Teodosio
e Onorio, nel 392, 394 e 399, rovesciando la tolleranza costantiniana e
distorcendo la lezione morale di Giuliano, proibirono tutte le
manifestazioni pagane, intellettuali e fisiche, nei templi, nei teatri e nei
circhi.
74 E pochi anni dopo, nel 409, l�imperatore d�Oriente, Teodosio II,
ribadiva la condanna con le stesse e anche pi� precise parole: �Di domenica,
primo giorno della settimana, e a Natale, Pasqua e Quinquagesima, � proibito
ogni divertimento dei teatri e dei circensi, tutte le menti dei cristiani e
dei fedeli siano occupate nei culti di Dio�.
Si badi, �le menti�: dalla politeistica e pagana libert� di culto, si �
ormai passati alla monoteistica e cristiana costrizione non solo dei
comportamenti (i *mores*), ma anche delle menti (la *doctrina*). Si doveva
essere cristiani per forza, pensare come volevano la Chiesa e l�impero.
75 Con queste, che ad Agostino parevano �misericordiosissime leggi�,
minaccianti punizioni divine ed umane, si attuava una cosa nuova e tremenda,
ignota al politeismo pagano: si creava un dualismo dei poteri, uno
dei quali addetto al dominio sulle menti.
Paradossalmente, tutto ci� si manifestava nella polemica contro la vita
ludica, mimesi gioiosa della vita reale. Eppure, anche su questo punto c��
una vulgata storiografica, che �da queste feste i cristiani si tengono
lontani per ragioni di ordine morale�.
Che appagante immaginazione storica, anche questa! I pagani empi e tutti
dediti ai teatri e al circo, i cristiani pii e riservati in chiesa!
76 Fatto sta che le proibizioni imperiali la smentiscono: non si proibisce
se non ci� che si suole fare, e in generale la prima lettura che si dovrebbe
fare delle leggi nella storia, � che ci informano sul contrario di quello
che prescrivono o proibiscono: in particolare, queste leggi cento volte
ripetute contro teatri e circensi ci mostrano come esse fossero normalmente
trasgredite dagli stessi cristiani.
Del resto, sono pi� volte gli stessi padri della Chiesa a mostrarci i
cristiani impazzare e sputtaneggiare (*bacchari et moechari*) nei teatri e
nei circhi.
77 E Agostino ci narra che, dopo le grandi persecuzioni durante le
quali molti cristiani erano ricaduti, *lapsi*, nel paganesimo, molti che
sarebbero voluti tornare cristiani �rimpiangevano queste pericolosissime e
tuttavia antichissime volutt��.
78 Che fare, allora? Semplice: �Parve opportuno celebrare altri giorni
festivi in onore dei santi e dei martiri, non con tale sacrilegio quantunque
con simile lusso�. Insomma, si cambi� il nome delle divinit� cui dedicare
le �volutt��: ma cos� si perse l�antica coerenza tra ideologia e vita, si
tolse ai ludi il loro valore religioso di mimesi della vita seria, che era
l�altissima virt� del paganesimo. D�ora in poi, tra ludi e religione, tra
svaghi e morale si instaura una contraddizione insanabile, e ne risulter� un
inguaribile spirito di ipocrisia, un divaricarsi tra predica e pratica, che
accompagner� tutta la civilt� cristiana.
79 Pi� tardi, negli anni intorno alla caduta dell�impero d�Occidente,
Salviano, vescovo di Marsiglia, torner� su questo tema definendo, con amaro
gioco di parole, *�i pubblici ludi, ludibrio della nostra vita�;* e, dando
ai circensi la colpa della decadenza di Roma (confondeva, semmai, la causa
con l�effetto), aggiunger�: �Tutto il mondo romano � misero e lussurioso.
Chi, domando, � povero e scherza; chi, aspettando la prigionia, pensa al
circo; 80 chi teme la morte e ride? Noi anche nel timore della
prigionia giochiamo e, posti nel timore della morte, ridiamo. Potresti
credere che tutto il popolo romano si sia saturato di erbe velenose: muore e
ride�. Questa strana idea cristiana di una Roma che muore ridendo � un�altra
vulgata storiografica, seriosamente ripresa anche da tanta moderna
storiografia, a cominciare dal grande Gregorovius.
Eppure, come non vedere che nei ludi, mimesi gioiosa della *virtus* romana,
si esprimeva la nostalgia dell�antica grandezza?
81
*L�odio teologico e i suoi guasti *
La polemica infuria ancora contro questa Roma prostrata.
Agostino, vissuto nel momento in cui Teodosio celebrava i fasti della sua
intolleranza, esultava perch� l�imperatore �dall�inizio del suo stesso
impero non cess� di aiutare la Chiesa travagliata per mezzo delle sue
giustissime e misericordiosissime leggi contro gli empi�:
dove gli avversari sono tali perch� empi,
e diventa misericordia il minacciare pene perfino alle coscienze.
82 Ma, ad additare l�incoerenza delle accuse cristiane, valga la polemica
di Agostino sulla pena di morte. I pagani, diceva, sogliono uccidere, mentre
�i cristiani non uccidono nessuno�.
83 Peccato che subito dopo aggiungeva una tremenda riserva, che ricorda
le minacce di Teodosio e risuona tanto pi� torva dopo le tremende stragi
gotiche di Roma,* *che lui e i suoi cristiani avevano rimpianto che non
fossero state totali, una *shoah*, contro i pagani: �non uccidono nessuno,
eccetto quelli che Dio comanda di uccidere� (*exceptis his, quos Deus occidi
iubet*). E, a scanso di equivoci, ripeteva e precisava: �Eccetto dunque
quelli che o una legge giusta *generaliter* o la stessa fonte della
giustizia, Dio, *specialiter* comanda di uccidere...�.
84 E che altro � questo presunto comando di Dio, se non l�arbitrio di
quelli che si autoproclamano suoi rappresentanti in terra? Questo
sadismo teologico, che uccide negando di uccidere, � cosa esclusivamente
cristiana: si ricordi il decreto romano, citato da Plinio il vecchio,
*ne homo immolaretur*.
85 Ma in Agostino c�� anche dell�altro. Quante volte si � scritto che il
cristianesimo ha abolito la schiavit�? Ebbene, eccolo ancora: �Si comprende
che la schiavit� � imposta a buon diritto al peccatore... La prima causa
della schiavit� � il peccato�. E il peccato, secondo lui e comunque da
Teodosio in poi, � anzitutto il credere in un dio diverso da quello
predicato dal beatissimo apostolo Pietro, e imposto a tutti dall�imperatore.
86 E pensare che gi� Seneca aveva scritto, e Macrobio ripetuto:
�Ma perch� tanta ingiustificata avversione per gli schiavi? Come se non
fossero uguali a te... Sono
schiavi, anzi uomini. Sono schiavi, anzi compagni di servit�, se rifletti
che la sorte esercita sugli uni e sugli altri il suo potere in ugual
misura�.
87 Agostino � stato uno dei grandi padri della Chiesa, che da lui ha
appreso per secoli le ragioni della sua fede e dei suoi comportamenti, anche
su queste due questioni di principio, quali la pena di morte e la schiavit�.
88 E se, a riprova, mi � qui concesso un diretto riferimento a
quell�oggi, che ho cercato di dimostrare nato in quel IV secolo, ecco il
nuovo *Catechismo della Chiesa cattolica*, dell�11 ottobre 1992, sancire il
diritto e il dovere della legittima autorit� pubblica di infliggere pene
proporzionate alla gravit� del delitto, senza escludere, in casi di estrema
gravit�, la pena di morte: una sentenza pubblicata nel fervore delle
iniziative mondiali per abolirla. E sarebbe poco, se poi non si intendesse
giustificare questa tesi spiegando che �nei tempi passati, da parte delle
autorit� legittime si � fattocomunemente ricorso a pratiche crudeli per
salva guardare la legge e l�ordine, spesso senza protesta dei pastori della
Chiesa, i quali nei loro propri tribunali hanno essi stessi adottato le
prescrizioni del diritto romano sulla tortura�.
89 Come dire che la colpa � del diritto romano: eppure la Chiesa,
mentre lo assumeva tranquillamente per questa parte omicida, ne stava
cancellando ogni traccia nella tradizione culturale e nella sua mimesi
ludica. Ma il paragrafo del *Catechismo* continua: �Accanto a tali fatti
deplorevoli, per�, la Chiesa ha sempre insegnato il dovere della clemenza e
della misericordia: ha vietato al clero di versare il sangue�: certo,
lasciandolo materialmente versare per secoli, su sua indicazione e sotto la
sua supervisione, al braccio secolare dello Stato, e addirittura
santificandolo come *auto da f�*, atto di fede.
90 E a proposito del diritto romano, come non ricordare che il
cristianesimo dove non ha potuto distruggere tutto ci� che era pagano, se lo
� accaparrato? Giustiniano, questo imperatore che, secondo Procopio, era
�praticamente analfabeta, cosa che non si era mai vista nell�impero
romano..., e che nella lingua, nell�aspetto esterno e nella mentalit� si
comportava come un barbaro�, ordinata la raccolta delle leggi romane (c��
forse qualcosa di pi� pagano?) l�intitoler� al nome di Cristo: *�Proemium
de Confirmatione
Institutionum, In nomine Domini nostril
JesuChristi..*�.
Che impudente falsificazione storica!**
91
Il cristianesimo o cancella o si accaparra quanto di vitale c�� nel
paganesimo: accoglie l�eredit� delle sue leggi, proibisce o santifica i suoi
ludi, trasforma i templi in chiese, come in �Santa Maria sopra Minerva,
sostituisce gli d�i con angeli e santi, chiama il papa Pontefice Massimo,
occupa la sua sede, fuori della quale e senza la quale il vescovo di Roma
non sarebbe papa.
92 Certo, la societ� imperiale romana, che gi� ai tempi di Livio
�soffriva per la sua stessa grandezza�, era ormai giunta al culmine di una
gloriosa e tremenda parabola storica.
Eppure, essa ha conservato agli occhi della storia un suo fascino, non solo
per la sua grandezza, ma anche per una virt� che la fece apparir bella agli
uomini del Rinascimento, e che le successive societ� cristiane hanno per
sempre perduta: la coerenza tra l�ideologia e il costume di vita, tra la *
doctrina* e i *mores*.
* *
*93 Per un nuovo politeismo laico*
Conceder� volentieri che questo mia critica della vulgata storiografica non
� tutta la storia n� del paganesimo n� del cristianesimo. � tuttavia un
aspetto non confutabile della loro storia, che ho documentato con atti e
parole non occasionali ma coerenti dei loro protagonisti: se non lo si
assume, non si capisce niente. So bene, d�altra parte, che questo
cristianesimo intollerante e ipocrita ha tuttavia rappresentato un momento
alto della storia umana, vivendo al suo interno aspre contraddizioni (il
bene e il male si annidano dappertutto): so che il suo �dare a Dio quel che
� di Dio� pu� aver rappresentato una rivendicazione di libert� delle
coscienze; so che in suo nome, accanto alle infamie del potere, ci sono le
opere oneste e gli affetti profondi di tante persone che si sono proclamate
cristiane.
94 Tuttavia, � pur vero che esso (soprattutto in ci� che fu in quel
determinante secolo IV) non � in grado di evocare alcuna coerente
immaginazione storica di bellezza o di grandiosit�, come la evocano l�antica
Grecia e l�antica Roma. Certo � che il cristianesimo non ha
migliorato il mondo, non ha reso gli uomini migliori e, per quel tanto che
pu� avere avuto di intimamente sovvertitore, diciamo pure di rivoluzionario,
� stato, come sempre nella storia, una rivoluzione accaparrata da un nuovo
potere.
� cos� che la storia fa sempre un passo avanti e uno indietro: un passo
avanti nello sviluppo, uno indietro nelle sue contraddizioni.
95 *Vorrei concludere *auspicando quello che � riecheggiando il *nouveau
christianisme* socialista di Saint-Simon di due secoli fa � potrei chiamare
un nuovo paganesimo, o un nuovo politeismo laico: cio� un pluralismo in cui,
credendo ognuno quello che vuole, come per Costantino e Simmaco, nessuno
pretenda di imporre all�altro, con la forza del potere, la propria parola
come parola di Dio. Che � la vera, anzi la sola �bestemmia contro lo
Spirito�: il solo spirito che positivamente conosciamo, quello dell�uomo.
La lotta contro questa imposizione dura da un millennio e mezzo: ma � stata,
appunto, una lotta.
La storia d�Europa � storia non tanto del cristianesimo, quanto della
perenne lotta per la liberazione degli uomini dall�imposizione del
cristianesimo come potere �teodosiano� sulle coscienze.
---------------------------------------------
*Questo articolo � lo sviluppo della relazione introduttiva al Convegno su*
* �2004: una Costituzione laica per l�Europa�, tenutosi nella sala
della Protomoteca in Campidoglio a Roma, sabato 9 febbraio 2002, * *per
iniziativa della �Societ� laica e plurale�.*
* *
* **From polytheism to monotheism**
*
*Author: Mario Alighiero Manacorda*
*Translated by Marcus Prometheus *
1
Every time I come up here in the Capitol, I like to have a look, not only at
Marcus Aurelius, the philosopher-emperor, portrayed as a warrior on
horseback but with his arm raised in a wide gesture of peace, [but] even [to
have a look] at the Capitoline Museums, which house the burial monument of
two of the last representatives of paganism, the consul Pretextatus and his
wife Paulina, who died in 384 and 385 of this common era.
2 In the monumental tomb the couple adress to each other some verses
carved in marble, in which he praises her, "devoted to the temples and
friend of Gods, modest, faithful, pure in mind and body, benign towards
everybody, useful to the Penati", and she praises him, who in the twelve
gods of the Roman religion saw the *numen multiplex* of the single god, the
Sun.
3 He was the same single god which Julian the Apostate (The Ciconii family
related with him was also part of the Saturnalia circle) did venerate as
image of that father God, Zeus Pater, whom he demanded to show him �the
road leading up toward you.�
4 In their home Macrobius imagines both in*Saturnalia* and in *Liberalia
colloquia*, alternating, as in Plato's *Symposium*, *seriae disputationes *[=
serious discussions] and some *sermo iucundior*, [= more pleasant talk],
that the cultural "pagan" tradition was revisited .
Such were these latter "pagans."
5
I will speak of their age, but intending to make a speech for today, because
in that [century] took place and was resolved the conflict between
"Paganism" (a good word for me, I will use from now on without the �quotes�)
and Christianity.
It was born then, through the marriage with the imperial power in its most
autocratic phase, inheriting the seat and partially the power, the shape of
Christianity as a revealed religion, dogmatic and intolerant, which belongs
to the Roman papacy; I is then that was born the antagonism of the two
powers, unknown to the classical world, which, throughout all the Middle
Ages and the Modern Age, is still present today as a conflictual
relationship between church and state.
6
*The brief fourth century*
Let me briefly recall some minimum information about the history of this
short century, within which to frame the elements of the great ideal
battle.
7
The century opened with the victory of Constantine against Maxentius at
Ponte Milvio, ( Milvius Bridge, Rome) in 312, when Christianity, a religion
of peace, raised against the imperial banner of Hercules the cross of Christ
as a banner of war:
*In hoc signo vinces!*
[ =In this sign you will win�]
8
Can we ignore that the victorious army was not Christian until the day
before because he knew nothing of the Christian view of his master?
And both armies consisted of mercenaries?
When veterans left the legions they will acclaim Constantine by the ritual
shouting wishing him: *�Dei te nobis servent*�,
("Will Gods preserve you for us!)
[note the word *Gods* in the plural]:
and only two centuries after the Code of Justinian will correct [Gods] in
the singular. As you know, immediately after the victory, in 313,
Constantine promulgated his famous edict: no Christian, mind you, but pagan,
at least in form, and therefore polytheistic, [edict of] "tolerance"; but
soon his practical outcome will be the intolerance, a religion imposed by
force, through the alliance between ecclesiastical and imperial power.
9
Then, in 330, transferred the imperial capital to Constantinople, leaving
the Rome that was the stronghold of pagan senatorial aristocracy, and where
you in the papacy began an allied but rival power.
Meanwhile, not surprisingly only now, under the aegis of imperial power, in
the early ecumenical councils of Nicaea in 325 and Constantinople in 381,
Christianity defined his theology and his autocratic structure.
10 In this consolidation of christianity as power , Julian "the
Apostate" opposed a brief attempt [of resistence] between 361 and 364,
after which [and] the new Christian repression, followed, here in Rome but
also in Athens and Alexandria, a brief pagan revival which had in the roman
circle of the Saturnalia one of its highest expressions.
11
But in 396, while the imperial repression was expressed in a series of harsh
edicts, in the battle on the Frigid River, near the north-eastern borders of
Italy, the "peaceful" christianity led by Theodosius won once again at war,
and in 409, the sack of Rome by Visigoth christians of Alaric put the
final seal.
* *
*
*
12
*[The Visigoths and Alaric were former allies of Theodosius, the eastern
emperor,(also in the battle of the Frigidus river aginst pagans and
christian moderates of Eugenius), but rebelled and invaded again Italy
(this time on their own), looking for booty, of course, but, being arians
eretics also for justified hate, seeking revenge against the Church and
Rome because of imperial harsh persecutions of arians erethics requested by
popes.*
*Rome was sacked and fell in a religios war in 410 c.e.*
* - Note by M.Prometheus]*
*
*
*
*
13
These key events of that century, decisive for us too: and evwn after
millennia of historical stidies, archeology, cultural anthropology,
sociology, etc., yet we are not able to explain ourselves fully why
christianity won, and why by war.
Discarding, of course, the vacuous hypothesis of divine intervention with
its miraculous visions and massacres in war, we must ask: what were these
causes?
Perhaps, within the complex socio-economic matters of the general crisis of
the empire, the attraction force of the initial revolutionary connotation of
christianity?
14
Or, beyond the chances of war, [the cause was] the deeper and deeper
division between intellectuals and people which left the pagan intellectuals
in a solitary defense of tradition, an apparently conservative-looking
defence?
Or a cultural and moral superiority of Christian monotheism on pagan
polytheism?
15
*From Myth to dogma*
Let�s try to understand what occurred in the battle of ideas in that
decisive fourth century.
A historical vulgate, which still reflects the ideas of the christians
winners, continues to pass a dominant image: At one side polytheism, on the
other monotheism:
polytheists and intolerant Romans, monotheists and tolerant Christians,
Roman persecutors and persecuted Christians, the Romans dedicated to circus
games and Christian devoted to churches, the ones ferocious and the others
peaceful, and so on. What a rewarding historical imagination! But is it
credible?
16 In reality this �vulgate� (=popular history widely believed but
false) must be overthrown: but do it we have to begin to clarify our ideas
about monotheism and polytheism.
Adopting the paradoxical definition of Platonic ideas that Benedetto Croce
[Italian philosopher] reported having heard from an old Neapolitan
philosopher, we suggest a pre-caution: do not transform monotheism and
polytheism in some "cacicavalli appisi" [=cheese hanged to the wall], i.e
do not transform these names or abstractions into entities, giving them the
real substance of real things, [like material things] hanging over our
heads. These names or labels are nothing more than allusions, which we use
in every field of cultural research, assuming a common significance in the
minds of the people we talk to.
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But troubles and woes arise to forget that under them, lives in certain
social and cultural conditions, real people, different, and contradictory,
and trouble arises if we give them a positive or negative connotation.
However we will continue to use them, maybe ideally �quoted�, provided we
keep this awareness.
It can be said in summary that the polytheism is an analytical conception,
while monotheism is a synthetic conception of the universe nature, although
neither one nor the other are exhausted in these forms.
18 Polytheism, in fact, shows itself in two aspects: first as the
worship of a multiplicity of presences or forces of nature, sky and heavenly
bodies, earth and seas, mountains, lakes, rivers, springs, forests, and
weather events and so on, conditions of our life, conceived as divine
manifestations on the other, as widespread diversity of ethnic monotheistic
religions, in which every people worships their ancestors or founders or
eponymous heroes, in perpetual confrontation, competitive or not with each
other.
19 And even monotheism has its own dual nature, One side as a
reference, beyond the multitude of natural events, to their single
principle, bit on the other side as an intolerant form of the widespread
polytheism , [polytheistic] but "jealous" (the definition belongs toMoses),
so their own god, toeach people, looks superior to the others, so the only
true one.
20 In this case, the intellectual and moral superiority in the minds of
real men, belonging to any version of religion, the monotheistic or the
polytheistic, might be demonstrated:
neither, for that matter, this would constitute history of philosophy .
21 Typical in practice, the example of the uncertain steps of the Jews
between monotheism and polytheism.
Yes, there is in Genesis the presence of a single god, but so confusing that
you actually see two very different gods, one creator by the power of the
word, the other a master of arid lands, which expects who irrigates and
works them.
But is polytheist the patriarch Abraham who confronts the gods of other
kings, receiving their blessing and paying their tithes.
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And among the Jews appear even smaller ethnic gods, household gods Lari or
Penati, as between Laban and Jacob, uncle and nephew, who say: "The God of
Abraham and the God of Nahor be judges are among us."
And Moses, having to give to the " promiscuous and scratch gang, fled with
him from Egypt, an ethnic god and "a jelous god� able to make a people from
them, by civil war imposes the commandment "
You shall have no other God besides me," which is anything but a
monotheistic.
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And during the monarchy, the cult of one god - clear projection in the sky
of the monarch on land - will be established by weapons in the fight against
the cults of the hills, where the ethnic gods of the clans were worshipped.
And the ambiguous process from polytheism to monotheism will be completed on
return from Babylonian captivity, when, with Ezra and Nehemiah, under the
influence of the single god of the Persians of Cyrus, Yahweh will be
together the single God of heaven and earth and the jealous god of the
jewish people: and, unfortunately, will be also emblematic of a
theological racism that will push to repudiate wives and children of
babylonians marriages.
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As for Jews, monotheism and polytheism are always intertwined in various
ways, and can show themselves sometimes tolerant and in other times
intolerant.
Anyway, in general, excepting some moments of conflict, polytheism is
coexistence of more gods, and therefore tends to religious tolerance and
acceptance of others' religions;
monotheism is too often a jealous worship and perhaps aggressive (or
missionary).
How, then, a polytheistic society as the Roman, used to welcome all the gods
in their Pantheon, would have been intolerant?
And how, instead, a monotheistic religion would have represented a new and
deeper freedom?
25 Coming to Rome, her history shows an unbroken succession of those
that Cicero called "insitivae doctrinae", that is transplanted cultures or
religions or imported, starting from the Etruscan and Greek: *Insitiva
doctrina*, *romanae mores* Insitiva (transplanted,
imported ) was the doctrina, (religion) romanae were the mores (roman was
the custom) he said.
Even christianity was an *insitiva doctrina*, a foreign myth, *peregrinus:
* but it was rejected. Why different from others? And in what? For his
monotheism, the customs, or what?
26 The Hellenistic and Roman paganism, at least at the level of educated
intellectuals, tends more and more, perhaps spurred also by christians, to
be equally monotheistic, while at the popular level, and not just there
christianity seems too polytheistic.
Pagans and Christians were not very different, also because there was not,
(except in our prejudiced imagination) , a unique type of both, and many
were reluctant to decide what name or label to give themselves, and maybe
they recanted.
27 And Christians themselves were divided into sects, declaring each
other heretical, and who fought among themselves with ferocity equal to that
used against the pagans.
And they also believed in the real existence of the pagan gods, even as
idols or demons: Tertullian called the circus temple of all demons, and in
front of this mentality the more reflective Cyprian had to write a book to
explain that the idols do not exist,
*Quod idola non sint*.
28 So where was the diversity?
It seems to me that the difference between pagans and Christians is not so
much the opposition between the two "hanged cheeses" of polytheism and
monotheism, as in a different mental attitude towards religion, of to one
or of the other kind.
*What is myth to Gentiles, for Christians is dogma: *
and here is the distinction between tolerance and intolerance.
To quote Plato, myth, which is used when the reason is not sufficient to
explain things, is a plausible imagination, that still leaves open the
search, even if
"only God knows if this imagination is true."
29 Pagan intellectuals are well aware of this: Julian the Apostate,
discussing with Heraclius, explains that the myths are to be understood in a
more than human way, not simply beliving but investigating the hidden<br/><br/>(Message over 64 KB, truncated)
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